

Questo testo, destinato agli studenti del terzo anno della scuola media, sintetizza la prima parte del programma ministeriale, quella relativa all’Ottocento, dal Congresso di Vienna alla fine del secolo. Il primo capitolo è dedicato appunto al Congresso di Vienna e alla Restaurazione. Si affrontano poi i moti del 1820-21, quelli del 1830-31, la seconda rivoluzione industriale e il socialismo, il Quarantotto in Europa e in Italia, l’unificazione dell’Italia, l’Europa nella seconda metà dell’Ottocento, la guerra di secessione americana, l’imperialismo, l’Italia nella seconda metà dell’Ottocento per concludere con l’Europa tra Ottocento e Novecento. Il tutto con un grado di sintesi e un livello di esposizione adeguati agli studenti più giovani.
Estratto:
Il Congresso di Vienna e la Restaurazione
Il Congresso di Vienna e il nuovo assetto europeo
Tra il 1814 e il 1815, dopo la caduta di Napoleone, Austria, Gran Bretagna, Russia e Prussia si riunirono nel Congresso di Vienna per procedere alla Restaurazione, cioè per ristabilire la situazione com’era prima della rivoluzione francese e per evitare in futuro nuovi tentativi rivoluzionari.
Sotto l’impulso del cancelliere austriaco Metternich i lavori del Congresso si svolsero in base a due principi:
– principio di legittimità, che riportava sul trono i legittimi sovrani;
– principio di equilibrio, che stabiliva per le potenze vincitrici vantaggi equilibrati in modo che nessuna prevalesse sulle altre.
Furono quindi ridisegnati nuovi confini per rafforzare gli Stati confinanti con la Francia e per concedere compensi agli Stati vincitori:
– Belgio e Olanda si unirono nel regno dei Paesi Bassi;
– la Prussia fu ingrandita con alcune regioni;
– l’Austria rinunciò ai Paesi Bassi asburgici ma ottenne la Lombardia, il Veneto, il Trentino, l’Istria e la Dalmazia;
– gli Stati dell’area germanica andarono a costituire la Confederazione germanica sotto la presidenza austriaca;
– la Svizzera fu rafforzata con l’acquisizione di tre cantoni e le fu accordata la neutralità permanente;
– la Spagna abolì la Costituzione concessa nel 1812 e tornò ai confini del 1789;
– la Gran Bretagna conservò Malta ed ebbe dall’Olanda Città del Capo (Sudafrica) e l’isola di Ceylon (Oceano Indiano);
– la Russia ottenne la Finlandia e parte della Polonia;
– la Svezia ebbe la Norvegia sottratta alla Danimarca;
– in Italia vennero attuate alcune modifiche per renderla meno debole e frammentata.
La Francia, nonostante fosse stata sconfitta, riuscì a mantenere quasi intatti i propri confini del 1789. Inoltre il trono tornò alla casa dei Borbone con Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, che si impegnò però a concedere una Costituzione, sia pur molto moderata.
Metternich aveva infatti capito che non sarebbe stato opportuno punire troppo la Francia.
Grazie anche all’abile azione diplomatica del ministro degli Esteri francese, principe di Talleyrand, si evitò di restaurare completamente la situazione politica e sociale precedente alla rivoluzione per non ricreare le condizioni favorevoli a un evento rivoluzionario, con tutti i pericoli che ne potevano derivare per l’assetto conservatore europeo.
Il nuovo assetto dell’Italia
La Restaurazione in Italia fu particolarmente dura e tese a scongiurare ogni aspirazione costituzionale e ogni tentativo di unificazione:
– la repubblica di Venezia non venne ripristinata e il Veneto fu unito alla Lombardia austriaca a formare un nuovo regno;
– anche la repubblica di Genova non fu ripristinata e la Liguria fu annessa al regno di Sardegna;
– il ducato di Parma fu affidato a Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria e seconda moglie di Napoleone;
– la repubblica di Lucca, trasformata in ducato, fu affidata alla dinastia borbonica di Parma, con l’impegno che, alla morte di Maria Luisa, la dinastia borbonica tornasse a Parma e Lucca fosse annessa al granducato di Toscana, come effettivamente accadde nel 1847.
Con il nuovo assetto i principali Stati italiani furono quindi i seguenti:
– il regno di Sardegna, sotto Vittorio Emanuele I di Savoia, che si ingrandì con la Liguria;
– il regno Lombardo-Veneto, che entrò a far parte dell’impero austriaco;
– il granducato di Toscana, sotto Ferdinando III di Asburgo-Lorena;
– lo Stato della Chiesa, che fu restituito a papa Pio VII;
– il regno di Napoli e la Sicilia, con il nuovo nome di regno delle Due Sicilie, sotto Ferdinando I di Borbone;
– il ducato di Modena, sotto Francesco IV d’Austria-Este;
– il ducato di Parma, sotto Maria Luisa d’Asburgo;
– il ducato di Lucca, sotto la dinastia borbonica di Parma.
L’Austria esercitava pertanto il proprio controllo direttamente sul Lombardo-Veneto e indirettamente sugli Stati dove governavano sovrani imparentati con gli Asburgo che, timorosi di una nuova ondata rivoluzionaria, finirono per entrare nella sfera d’influenza politica dell’Austria.
La Santa Alleanza
Chiuso il Congresso di Vienna, su iniziativa dello zar Alessandro I, venne fondata la Santa Alleanza tra Austria, Prussia e Russia.
I sovrani, tutti cristiani (anche se di confessione rispettivamente cattolica romana, protestante e ortodossa) si impegnavano ad aiutarsi reciprocamente, in base al principio di intervento, contro eventuali tentativi rivoluzionari, e a governare “secondo le parole delle Sacre Scritture” difendendo la religione cristiana.
Alla Santa Alleanza aderirono tutti i sovrani europei tranne il re di Gran Bretagna, contrario al principio della monarchia assoluta, e il papa, che non accettava un’alleanza con uno Stato ortodosso e uno protestante.
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