Il bello scrivere - Regole e strumenti per chi vuole praticare l'arte della scrittura
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Il bello scrivere - Regole e strumenti per chi vuole praticare l'arte della scrittura

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Manuale di scrittura

Strumento di facile consultazione, ricco di citazioni, suggerimenti pratici, esercizi, al cui centro non vi fosse la regola ma l’individuo. Ho concepito inserti in cui narrare retroscena, indiscrezioni, bizzarrie per far comprendere quanto lo scrittore, quello vero, sia una individualità che si stacca dalla grigia omo­logazione. Ho suggerito percorsi che proponessero opere di spic­cate personalità, accostando classici e lavori popolari, romanzi e antologie a fumetti, film e prodotti televisivi, internet e carta stampata.
Scrivere è una grande aspirazione. Questo libro, nel suo piccolo, può aiutare a realizzare il sogno.

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Estratto:

Perché si scrive

Molte persone serbano dentro se stesse l’istinto della scrittura, cioè quell’impulso che spinge a questa attività e che, se ignorato, può por­tare insoddisfazione e frustrazioni.
Si può spiegare questo istinto in diversi modi. Ne prendiamo in considerazione tre: filosofico, artistico, psicologico.
Filosofia dello scrivere – Platone biasima la poetica e l’arte in generale in quanto da lui de­fi­nita mimesi, ossia imitazione delle cose fe­no­meniche, che a loro volta so­no imitazione degli eterni paradigmi delle idee. Secondo il filosofo greco qualunque forma artistica, dun­que anche la scrittura, è un’i­mitazione di un’imitazione. Egli condan­na l’arte perché produce pas­sioni, sentimenti ed emozioni, al­len­tan­do così l’elemento razionale, che dovrebbe sempre prevalere.
Aristotele, invece, ritiene che la mimesi non sia una sterile imitazione della realtà, ma ricrei la realtà secondo una nuova dimensione. Da ciò discende il concetto di catarsi, ovvero di purificazione delle pas­sioni attraverso l’arte. Il filosofo fa l’esempio della tragedia che, su­sci­tando nello spettatore pietà o terrore, automaticamente lo libera da tali passioni. È quello che modernamente viene definito piacere estetico.
Ancora oggi, si possono far risalire a queste due posizioni contrapposte gli approcci alla scrittura:
–    da una parte vi è chi intende la scrittura come un insieme di regole certe a cui avvicinarsi in maniera tecnicista: è il caso della creati­ve writing americana;
–    dall’altra parte vi è chi tende a privilegiare l’approccio artistico, ovvero irrazionale, quello per cui è importante la personalità dell’autore, che primeggia su ogni altra considerazione.
Con il primo approccio vengono scritti i best seller e la narrativa commerciale cosiddetta di genere (giallo, fantascienza, spionaggio, erotico, ecc.); il secondo è quello utilizzato nei romanzi di penna, in cui è il piacere estetico a essere privilegiato.
Un bell’esempio di uso del concetto di catarsi è dato dal film di Tim Burton, Big Fish, che ha al proprio centro proprio la questione sul perché si debbano raccontare storie.
Dalla lezione di Aristotele discende che l’arte non si fruisce, come affermano certi intellettuali, ma si vive e si go­de con tutti i sensi. Dunque, un’opera letteraria deve essere scrit­­ta in modo che avvinca, emozioni, faccia riflettere. Essa deve es­se­re contemporaneamente cibo per i sensi e per il cervello del lettore.
Scrivere come attività artistica – Varie sono le definizioni con le qua­li è possibile descrivere l’artista, categoria alla quale lo scritto­re è ascritto a pieno titolo. Possiamo affermare che l’uomo è un seg­mento unico nell’infinita vastità dell’universo. Egli è composto di carattere, pensieri, senti­men­ti sviluppatisi in maniera irripe­ti­bile sulla base delle esperienze fat­te e del tempo storico in cui è vissuto.
La scrittura è l’unica forma artistica indipendente dal medium con il qual­e vie­ne divulgata. Essa permette allo scrittore di raggiungere il lettore indipendentemente dalla distanza temporale e culturale che lo separa da lui. Dunque, scrivere è uno dei modi che ha l’uomo per raggiungere l’immortalità.
Secondo la definizione data dal critico francese Baudrillard nel 1978, siamo immersi in una iperrealtà, ovvero in un mondo che “si è liberato da qualsiasi rimando ultimo alle cose, ai suoi referenti concreti”, cioè in “un mondo liberato dalla memoria delle cose”.
Si può definire artista colui che, rendendosi conto del livello di mediocrità che lo circonda e di cui è pervaso, mette in atto una se­rie di attività quali reazione a questo stato di fatto: scrivere è un modo per recuperare la memoria delle cose.
Due sono stati i temi con i quali lo scrittore si è dovuto misurare nel Novecento:
–    una progressiva velocizzazione dei ritmi di vita, divenuta parossisti­ca nella seconda metà del secolo;
–    il disgregarsi della realtà, ovvero l’affermazione della realtà vir­tuale.
La velocità gli ha impedito di dedicare il giusto tempo alla medita­zio­ne; la disgregazione della realtà (aggravata dall’invenzione e com­mercializzazione di droghe allucinogene come l’LSD e l’eroina) e la diffusione di medicinali psicotropi hanno reso fallace la de­scri­zio­ne del mondo visto attraverso i sensi naturali.
Il senso di inettitudine derivante da questo stato di cose ha dominato tutto il Novecento.
Il valore psicologico della scrittura – Il valore della scrittura, quando sia riferita a esperienze autobiografiche, appare chiaro considerando il posto centrale della autobiografia e della letteratura epistolare nella no­stra cultura.
È stato ipotizzato che scrivere lo Zibaldone e la folta corrispondenza in­trat­tenuta, abbia permesso a Leopardi di superare le dure condizioni di vita. Parimenti, Dante Alighieri non sarebbe probabilmente so­prav­vissuto all’esilio senza la pratica della scrittura.
Secondo James Pennebaker, durante la scrittura si attivano una serie di processi mentali che hanno diretta ripercussione sul pen­siero, sulla salute psicologica e addirittura su quella fisica:
–    riflessione sull’evento e approfondimento del suo significato;
–    organizzazione del ricordo dell’evento in una narrazione coeren­te, secondo eventi sequenziali;
–    cambiamento della prospettiva, attraverso la moltiplicazione dei pun­ti di vista;
–    scoperta di connessioni causali;
–    considerazione della prospettiva del lettore;
–    riconoscimento e definizione delle emozioni vissute.
Una recente ricerca condotta in Italia su venti donne in gravidan­za ha evidenziato come l’attività della scrittura (legata all’esperien­za della gravidanza) riduca alcuni disturbi come l’alessitimia (cioè l’incapacità di esprimere le emozioni) e la depressione post partum; il riconoscimento delle emozioni, inoltre, ha come effetto la per­cezione di un livello di dolore più basso durante il parto.

E. Rulli
2400-S7B5S
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Scheda tecnica

Tipo Scuola
Scuole Superiori
Numero Pagine
312
Altezza
165
Larghezza
120
Peso
196

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